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Ma Serafino dovette accantonare il suo progetto a causa dello scoppio della prima guerra mondiale e del suo arruolamento nell’esercito degli stati uniti che gli fu possibile dichiarando all’ufficiale di reclutamento dieci anni meno dei quaranta che aveva appena compiuto.

E così il caporale Serafino Manginì andò in Italia a combattere gli austriaci, e già che c’era si fidanzò con Lea, una ragazzina di origine veneta che, insieme ai suoi genitori, l’aveva accolto nella sua casa in riva al Piave curandogli una brutta ferita ad una gamba.

A guerra finita Serafino tornò in Arkansas insieme a Lea.

La coppia gestì per un po’ di tempo l’emporio ereditato dallo Zio Steek, che aveva atteso il ritorno dell’adorato nipote per ritirarsi dal lavoro e che ora passava le giornate giocando a carte al saloon, in compagnia del vecchio padre Mike e dello zio Neste. E Steek intervallava alle partite a carte i racconti legati alla sua giovinezza ed in particolare alle imprese della sua compianta Emma.

All’inizio degli anni venti Serafino, con il consenso del vecchio zio, depositò il marchio "Steek Hutzee", accompagnato da quello che oggi si chiama "logo" e che a quei tempi altro non era se non un disegno di un buffo omino con una mano enorme che sarebbe diventato simbolo della Steek Hutzee.

Quel logo era stato ricavato da un "ritratto" che Serafino, all’età di tre anni, aveva fatto al padre Giobatta un giorno che aveva combinato una marachella e il padre gli aveva mostrato una delle sue manone in gesto di minaccia.

E la grossa mano di Neste venne ben presto modificata non si sa bene da chi da un quadrifoglio, rendendo ancora più simpatico l’omino, battezzato "Mr Steek" da Serafino. Ma l’attesa della nascita del suo primo figlio fece accantonare a Serafino, per la seconda volta, i progetti riguardanti quel nuovo marchio. Nei primi mesi di gravidanza di Lea, Serafino, che aveva ormai un’età più da nonno che da padre, pensò che suo figlio si meritava qualcosa di meglio che nascere in quella terra di bovari e selvaggi che parlavano una lingua spesso non molto dissimile da un gargarismo.
E così prese la sua donna e pochi bagagli, lasciò l’emporio a uno dei suoi tanti fratelli e se ne tornò in Italia, questa volta definitivamente.

Serafino e Lea andarono a vivere in Liguria, a San Friggione, nella casa che era stata del nonno Monaldo. E Monaldo si chiamò il primo e unico figlio di Serafino e Lea, che venne al mondo il 1° di ottobre del 1924, nemmeno due mesi dopo il centesimo compleanno del nonno Neste.


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