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Steek e la cinghialina si guardarono negli occhi per un istante e lì entrambi capirono che non si sarebbero lasciati mai più.
Neste osservò la scena da pochi metri di distanza. "Ora devi darle un nome…" disse a Steek indicando la bestiola. "La chiamerò Emma…" Rispose Steek senza indugiare un attimo.
Ma, siccome a Neste il nome Emma non piaceva molto, lui per tutta la vita la chiamò Pea, dal nome del luogo dove loro tre si erano conosciuti. Ma non la chiamò sempre Pea, all’italiana, spesso la chiamò anche Pea all’americana, e quindi "Pì".

Tre anni dopo la guerra finì, i confederati ne uscirono sconfitti e con loro anche Steek e Neste, che due anni prima si era sposato con Nichole.

I due avevano già messo al mondo Ernesto e Adelaide, i primi due dei loro otto figli. Per Steek, invece, di donne fisse nemmeno a parlarne, non si separava mai da Emma-Pea ed aveva preso in gestione il più bell’emporio di Chapaqwai, paese dove vivevano anche Neste e la sorella. E, che fosse l’emporio più bello del paese, nessuno lo poteva obiettare, essendo l’unico emporio nel raggio di quaranta chilometri. Neste trascorreva le sue giornate aiutando un po’ il suocero al saloon e un po’ il cognato all’emporio e, siccome le due attività erano adiacenti, non doveva poi muoversi molto per dare una mano a Mike e Steek, e ogni tanto dava anche una mano ai tanti che non avevano ancora capito che la schiavitù era stata abolita e che il razzismo era una cosa che faceva male anche ai razzisti.

Neste, tra tutti i componenti delle famiglie Hutzee e Manginì messe insieme, era l’unico con la pelle bianca. Tutti gli altri erano più scuri, compresi i suoi figli che erano mezzi mulatti e mezzi indiani. Neste quasi viveva come una colpa il suo essere bianco e vedere certi comportamenti razzisti lo faceva soffrire ancora di più.

Nel 1876, anno in cui Mark Twain pubblicò Tom Sawyer, ambientato non lontano da dove viveva Neste, ma anche anno in cui il generale Custer capì che gli indiani era meglio lasciarli stare, venne al mondo Serafino Manginì, ottavo e ultimo figlio di Giobatta e Nichole e nipote prediletto dello zio Steek che lo viziò da subito più di tutti gli altri nipoti.

Ed è a Serafino Mangini che si deve la prima geniale intuizione di un marchio come quello della Steek Hutzee.

Serafino infatti trascorse la sua infanzia dentro l’emporio dello zio Steek, divenendone col passare degli anni un aiuto sempre più insostituibile.


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