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Nel marzo 1862 Neste combatté nella battaglia di Pea Ridge, persa dai confederati forse anche perché non abituati ad essere numericamente superiori al nemico.

Fu a Pea Ridge che il trentasettenne emigrante ligure conobbe un ragazzo di vent’anni più giovane di nome Strobonian, e tra i due nacque un’amicizia che durò per più di cinquant’anni, fino alla morte di Neste.

Strobonian Hutzee era detto "Steek" dall’età di sette-otto anni, per via della vivacità che lo animava quando scorrazzava per i prati di Chapakwai, il suo paese natale.

Nell’inglese parlato, il cosiddetto slang, Steek significa ancora oggi: ragazzino irresponsabile e distruttore.

Il padre di Steek si chiamava Mike. Era di origine olandese e gestiva il saloon insieme alla moglie, una bellissima squaw di nome Fritziel. La famiglia di Steek aveva una storia un po’ movimentata: i suoi genitori erano fuggiti molti anni prima in Arkansas da un paesino della Florida, dopo che Mike aveva ucciso tre balordi che gli importunavano la moglie. Il fatto per l’epoca non sarebbe stato così grave se la donna non fosse stata di origine indiana e se i tre balordi non fossero stati lo sceriffo del paese, il suo vice ed il direttore della locale banca.
E, dal momento che Mike Hutzee era uno che non amava i problemi, davanti alla prospettiva di dover affrontare un processo magari con annessa impiccagione, se ne era fuggito in un altro Stato, aiutato dai parenti della moglie, appartenenti alla tribù dei Seminole, una tra le più selvagge e spietate di tutte le tribù degli indiani nativi d’America.

Da questi pochi dati si può già capire che tempra dovesse avere il giovane Steek, con da un lato un padre che aveva un modo tutto suo di risolvere i problemi con chi gli importunava la moglie, e dall’altro una madre cresciuta nell’unica tribù che non firmò mai un accordo con il governo degli stati uniti.
Ma proprio mai.
Nemmeno per sbaglio.

Si deve aggiungere che il padre di Steek era sì figlio di un fornaio olandese ma anche di una ex schiava di colore, originaria delle Antille, per la quale Mike aveva un aspetto grazie al quale molto spesso veniva scambiato per uno schiavo africano per cui si può immaginare che vita dura debba aver avuto vivendo in uno stato razzista come l’Arkansas.
Ma anche dopo l’abolizione della schiavitù Mike non passò giorni molto facili, perché dovettero trascorrere ancora molti anni per stemperare un po’ i pregiudizi razzisti.
Anche Steek, meno scuro di pelle del padre ma con i lineamenti di un indiano Seminole, grazie al suo aspetto subì parecchie ingiustizie nell’arco della vita.


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